INTERVISTA AD UN COMPAGNO ANARCHICO SUDANESE

“Non sosteniamo nessuna delle parti ingaggiate nella guerra e vogliamo la sua fine immediata”

DOMANDA: Ciao compagno,

Sono X., della CNT-AIT francese, vorrei ringraziarti del tempo che prenderai per rispondere a queste domande.

In primo luogo, spero che tu sia al sicuro. Ti mandiamo tutto il nostro sostegno.

Come sai, diffondiamo informazioni riguardo la rivoluzione e la situazione globale in sudan e riguardo il gruppo anarchico di cui fai parte ai lettori del nostro magazine “Anarchisyndicalisme!”. In seguito agli articoli pubblicati sul nostro giornale, la biblioteca “L’Ephémère” a Clermont-Ferrand ha organizzato due dibattiti, a Clermont e a Ambert, e un collettivo di supporto ai migranti di Calais ha organizzato un dibattito e un laboratorio di graffiti in solidarietà.

Ci interessava saperne un po’ di più a partire dalla tua esperienza personale. Abbiamo inoltre preparato una lista di domande, la prima (1) viene dalla CNT-AIT, la seconda (2) da L’Ephémère, e la terza (3) dal collettivo di supporto ai migranti di Calais.

Spero che troverai il tempo di rispondere

RISPOSTA: ciao compagni!

Saluti rivoluzionari dai compagni del Sudan alla CNT-AIT e all’AIT, e a tutte e tutti quelli cje ci supportano, in Francia e altrove. Vi ringraziamo per il vostro sostegno e per l’interesse che portate al Sudan, alla rivoluzione, alla guerra e alle nostra attività anarchiche.

Siamo felici di condividere con voi la nostra esperienza e le nostre lotte quotidiane, e di scambiare dei punti di vista.

DOMANDA (1): Come prima cosa, vorrei porti qualche domanda riguardo il gruppo anarchico di cui fai parte in Sudan.

Da quanto tempo vi organizzate? Avete cominciato durante la rivoluzione o prima? Hai partecipato personalmente alla creazione del gruppo o l’hai integrato successivamente?

Con quale nome vi presentate?

RISPOSTA: Il nostro gruppo si è costituito nell’aprile del 2017, prima della rivoluzione di dicembre [2018], e io ho partecipato alla sua creazione. All’inizio era un piccolo gruppo di 5 persone. Il gruppo si chiama la Federazione Anarchica.

DOMANDA (1):  Ci sono pochi esempi di organizzazioni anarchiche nei paesi africani, puoi dirci come tu e gli altri membri avete incontrato le idee anarchiche?

L’anarchismo era già presente in Sudan nei precedenti movimenti sociali e rivoluzioni? Quali erano le altre correnti del socialismo nei precedenti movimenti?

RISPOSTA: Sì, il movimento anarchico in Africa è poco sviluppato. Per quanto riguarda il Sudan, non c’erano gruppi o organizzazioni anarchiche prima.

Anche se i sudanesi hanno sviluppato forme di auto organizzazione, le idee autoritarie hanno il controllo tramite lo stato, l’organizzazione tribale, e il sistema militare e religioso. É ciò che rende difficoltoso il movimento sociale contro il regime in vigore.

La nostra coscienza rivoluzionaria e la nostra conoscenza dell’anarchismo arriva dal nostro interesse e dalla nostra auto-educazione rispetto ai movimenti sociali nel mondo, e l’ingiustizia che subiamo ha contribuito al fatto che aderissimo alle idee anarchiche.

Le [altre] idee socialiste presenti in Sudan hanno contribuito in modo diretto o indiretto al supporto e al consolidamento del potere, come le posizioni comuniste di tendenza marxista o le idee dei movimenti armati neoliberali [movimenti di guerriglia, oltre che le Rapid Support Forces e l’esercito sudanese, NDT], e la ricerca permanente, da parte di quelli che le sostengono, di un posto in seno allo stato o della distruzione del movimento sociale.

DOMANDA (1): Puoi parlarci della composizione sociale del vostro gruppo? Siete principalmente studenti o anche lavoratori? Mi sembra che le donne hanno avuto un ruolo importante nel movimento rivoluzionario in Sudan, c’erano molte donne nel vostro gruppo? Eravate principalmente cittadini o c’erano anche persone dalle zone rurali?

RISPOSTA: Il nostro gruppo era all’inizio costituito da student*, l+ student* erano la punta di lancia del movimento sociale e della rivoluzione di dicembre. Dopo la formazione dei nostri gruppi in diverse università nei vari stati del Sudan, abbiamo partecipato, con la mediazione di compagni, alla creazione dei gruppi nelle zone dove vivevano, in città e nelle campagne, e alla costituzione dei gruppi al di fuori della comunità studentesca, in diversi posti in Sudan.

Le donne costituiscono una parte essenziale nella creazione dei nostri gruppi, nelle università, e nelle zone rurali o urbane. Esse rappresentano più del 60% dei nostri effettivi.

DOMANDA (1): Se è possibile, mi puoi dire in quanti eravate al momento in cui il movimento si è diffuso e dei gruppi sono stati creati nelle diverse università e nelle varie zone del paese?

RISPOSTA: Abbiamo stimato che all’inizio eravamo più

 di una sessantina, ora siamo più numerosi ma non abbiamo dei numeri precisi perché abbiamo perso i contatti con diversi compagni.

DOMANDA (1): Ci puoi parlare delle attività che avete svolto in quanto gruppo anarchico negli scorsi anni? Quali erano le reazioni delle persone alla diffusione delle vostre idee?

RISPOSTA: Una delle nostre attività più importanti nel 2017/2018 è stata quella di chiamare la gioventù e gli studenti a rovesciare il regime, rompere le barriere della paura e unirsi per mettere fine al controllo dittatoriale nelle università e abbiamo cominciato a organizzare manifestazioni spontanee che hanno unito tutti i sudanesi.

Questo è costato la vita ai compagni Abu Al-Rish, Qusay et Mudawi.

Dopo la caduta del regime di Omar El-Beshir in aprile 2019, abbiamo lanciato un appello a continuare il movimento di lotta contro il regime militare in Sudan e la grande pressione popolare ha provocato rapidamente l’abdicazione del generale Ibn Auf.

Siamo stati colpiti da una repressione brutale e abbiamo subito arresti, flagellazioni, abusi e minacce di morte.

Ma non abbiamo comunque abbandonato la nostra causa e la nostra lotta contro le autorità.

Abbiamo chiamato al presidio davanti al quartier generale [un immenso presidio si è installato attorno al quartier generale dei militari, piazza Al-Qayda, a Khartum, dal 6 aprile 2019, ed è stato un luogo di resistenza, di scambio e di assemblee. È stato dissolto brutalmente dalle forza militari, sopratutto le RSF, il 3 giugno 2019 NDT], che ha costituito l’equivalente di una piccola comunità auto-organizzata, in seno alla quale la presenza di idee anarchiche era evidente. È stato un esempio vivente dell’autogestione in Sudan, includendo milioni di sudanesi di diversi stati. L’autorità dittatoriale ha percepito il pericolo e ha disperso il presidio in un orribile massacro, facilitato e aiutato dalle forze politiche, durante il quale sono stati assassinati e gettati nel Nilo più di 700 civili rivoluzionari disarmati.

Molti rivoluzionari continuano a soffrire delle conseguenze psicologiche dei terribili omicidi a cui hanno assistito. Sono inoltre stati picchiati e orribilmente insultati.

Nemmeno questo ci ha spezzati, ma al contrario ci ha resi ancora più determinati e convinti della necessità di provocare la caduta di questo regime brutale e assassino.

Abbiamo quindi cominciato a creare dei comitati di resistenza nei quartieri, a riunirci tra rivoluzionari nei gruppi organizzati, e a unirci dietro il vessillo della nostra lotta.

La brutalità, gli omicidi, e la repressione violenta sono diventate delle costanti in tutte le manifestazioni.

Sapevamo che rischiavamo di pagare con la nostra vita la nostra partecipazione, e che eravamo sul cammino di una rivoluzione sociale.

DOMANDA(1): I comitati di quartiere sembrano organizzarsi in modo molto interessante, e abbastanza anarchico. Puoi farne una descrizione? In quali modi tu e il vostro gruppo avete partecipato a questi comitati?

RISPOSTA: Partecipiamo in modo continuativo ai comitati di resistenza, che sono dei gruppi di rivoluzionari nei quartieri e nelle diverse regioni del Sudan.

Le decisioni vengono prese in modo collettivo in ogni comitato.

DOMANDA(1): Quello che mi sembra di capire del movimento di questi ultimi anni in Sudan, in particolare dopo il colpo di stato militare di ottobre 2021, è che la popolazione rifiutava chiaramente il potere militare e delle milizie, i partiti e i sindacati ufficiali e le elite sudanesi o di altri paesi, e voleva costruire una società dal basso verso l’alto, sviluppando nella quotidianità un forte senso della solidarietà sociale e dell’auto-organizzazione, cosa che trovo molto incoraggiante e radicata in uno spirito di lotta di classe e di democrazia diretta.

Tuttavia, l’obiettivo politico descritto nella “carta per il potere del popolo” è, nonostante tutto, la creazione di un governo e di uno stato, anche se democratico – il che è certamente preferibile alla guerra e alla dittatura militare o religiosa- e appare, dal mio punto di vista anarcosindacalista, un po’ in contraddizione con le pratiche dell’auto-organizzazione popolare quotidiana sviluppate nei comitati.

Puoi darci un chiarimento su questo?

RISPOSTA: é importante comprendere che questa lotta di liberazione necessita di un lavoro permanente e di pazienza che non si esaurisce in una notte. Osserviamo che benché il livello di presa di coscienza raggiunto dalla gioventù, dai rivoluzionari e dalla società sudanese sia stato un punto di svolta per la rivoluzione, quello che la carta rivoluzionaria propone tramite la creazione di un potere popolare, costituisce ciò su cui hanno raggiunto un accordo i comitati di resistenza. E questi non sono delle organizzazioni sindacali o professionali, ma dei gruppi rivoluzionari con orientamenti politici e visioni diverse rispetto al modo di gestire il paese e di organizzarsi.

Ciò di cui abbiamo bisogno per ora, ciò a cui lavoriamo, è la difesa dell’unità di questo movimento dalla catastrofe della guerra civile che distrugge il nostro tessuto sociale.

È certo che l’auto-organizzazione è ciò su cui possiamo migliorare, e possiamo considerarla come uno degli avanzamenti che ci ha portato la  rivoluzione, ma la sua messa in pratica in questo momento nella situazione catastrofica in cui ci troviamo è estremamente complicata.

DOMANDA (1): La guerra tra le due fazioni dell’esercito (RSD e esercito ufficiale) si protrae ormai da più di un anno, ci puoi dire come hai vissuto questo anno? Con il vostro gruppo avete mantenuto una parte delle vostre attività militanti in questo periodo?

RISPOSTA: L’arrivo della guerra in Sudan ha colpito direttamente la nostra organizzazione, nel senso che tutti i compagni a Khartum, Madani e El-Fasher sono dovuti fuggire verso altre città e altri paesi. La chiusura delle università, i danni alle infrastrutture, alle fattorie, ai sindacatialla rete internet hanno reso difficile le comunicazioni tra compagni.

La nostra compagna Sarah e il nostro compagno Habbash hanno perso la vita.

Abbiamo anche perso un’ambulanza che serviva per i trasporti dei malati del campo di Zamzam per i profughi, a El-Fasher.

L’anno è stato disastroso, marcato dal terrorismo, gli arresti arbitrari e le liquidazioni di rivoluzionari e di politici da parte dell’esercito, e i massacri a carattere etnico commessi dalle forze belligeranti.

DOMANDA (1):  Puoi parlarci della situazione oggi?

RISPOSTA: La situazione in tutto il Sudan è catastrofica.

Ci sono più di 25 milioni di profughi, 15 milioni di bambini non possono più andare a scuola, e più di 40 000 civili sono stati uccisi, e queste cifre sono approssimative. La carestia ha iniziato a diffondersi. Non ci sono farmaci essenziali, non c’è lavoro e oltre il 70% degli ospedali è chiuso.

La situazione è orribilmente disastrosa.

DOMANDA (1): Ho saputo che alcuni dei tuoi compagni hanno lasciato il Sudan recentemente. Riuscite a restare in contatto? Avete delle prospettive per continuare a fare vivere la vostra organizzazione, seppure a distanza?

RISPOSTA: Sì, siamo in contatto con la maggior parte dei nostri compagni all’estero. Continueremo a gestire l’organizzazione e le sue attività a distanza.

DOMANDA (2): Fino a che punto è possibile mantenere delle posizioni anarchiche con la guerra civile?

RISPOSTA: Continuare a fare vivere il nostro gruppo anarchico in Sudan è possibile, ma è difficile, e ciò è reso ancora più difficile dalla guerra e dall’esilio della maggior parte dei compagni all’estero.

DOMANDA (2): Quando ci fu l’insurrezione in Egitto, degli anarchici avevano fondato un giornale. Benche sono tutte atee, non criticavano l’islam, era quasi impossibile. Com’è la situazione al riguardo in Sudan?

RISPOSTA: Per quanto riguarda la critica dell’islam in Sudan, è diventata molto comune tra la gioventù rivoluzionaria. L’opposizione rivoluzionaria al regime dei Fratelli Musulmani e alla loro ideologia autoritaria, reazionaria ed estremista ha portato a una svolta nella consapevolezza dei giovani nei confronti della religione stessa.

DOMANDA (3): Il nostro collettivo lavora con dei migranti sudanesi a Calais che hanno delle persone care in Sudan. Vorrebbero sapere rispetto alle distribuzioni di medicine o alle attività per bambini, in quale regione, quale città o quale quartiere organizzate queste azioni umanitarie?

È il vostro gruppo anarchico che organizza queste azioni umanitarie o invece partecipate alle azioni di altri gruppi? Quando partecipate a delle distribuzioni umanitarie, partecipate individualmente o come collettivo anarchico?

RISPOSTA: All’inizio della guerra, abbiamo distribuito pasti nei rifugi di Dongola, Atbara e Khartum, nel quartiere di Karari.

Per quanto riguarda i medicinali, vengono distribuiti in base alle esigenze degli sfollati nei rifugi, in collaborazione con l’iniziativa di strada di Al-Hawadith e, talvolta, con la Mezzaluna Rossa sudanese.

Per quanto riguarda il latte artificiale e i prodotti per l’igiene mestruale, abbiamo effettuato inventari e distribuzioni in otto centri ad Al-Damer e Atbara e in cinque centri a Dongola. Attualmente stiamo distribuendo nel quartiere di Al-Dabba, dove sono arrivate migliaia di sfollati dopo essere fuggiti da El-Fasher. All’interno del nostro gruppo anarchico, abbiamo diversi compagni che lavorano nel settore sanitario e il loro aiuto è stato essenziale per fornire materiale medico.

Ci occupiamo principalmente delle distribuzioni con il nostro gruppo e collaboriamo anche con chiunque sia interessato a contribuire alla risoluzione della crisi umanitaria in Sudan, nonché con iniziative e talvolta organizzazioni.

All’inizio della guerra, ho incoraggiato i membri del nostro gruppo a fare volontariato negli ospedali e nei centri di emergenza nelle zone più vicine a dove si trovavano.

DOMANDA (3): Sulla pagina del « Sudanese Anarchist Forum », alcuni dei migranti sudanesi che aiutiamo hanno visto che avete condiviso un articolo di « Forces of Freedom and Change » nel luglio 2022. Il « Sudanese Anarchist Forum » è la pagina del vostro gruppo? Come funziona la pagina: chiunque può pubblicare ciò che vuole o siete voi a moderare (autorizzare) la pubblicazione degli articoli? Cosa pensate di « Forces of Freedom and Change »? E più in generale, cosa pensate delle Forze di Supporto Rapido (RSF), dell’esercito, ecc.? È possibile rifiutarsi di schierarsi con un gruppo o con un altro, o si è obbligati a prendere posizione?

RISPOSTA: Il nostro gruppo non ha una pagina ufficiale; cerchiamo di evitare la propaganda nell’attuale situazione politica critica. L’email è l’unico modo per contattarci.

Le « Forces of Freedom and Changes » sono un’organizzazione politica sudanese con conflitti interni e non ha nessuna autorità statuale.

La guerra è attualmente condotta da due generali dell’esercito.

Non sosteniamo nessuna delle due parti in conflitto e ne vogliamo la fine immediata.

Condanniamo fermamente i massacri commessi dalle Forze di Supporto Rapido e dall’esercito contro cittadini innocenti e non sosteniamo nessuna delle due parti.

Vogliamo la fine della guerra e l’instaurazione della pace.

DOMANDA: Per concludere, vuoi aggiungere qualcosa?

RISPOSTA: Sì, Dobbiamo mantenere una comunicazione continua.

Siete la sola organizzazione che ci sostiene, salvate la vita di rivoluzionari e anarchici in Sudan. Continuate a diffondere informazioni sulla nostra causa e a sostenere la nostra rivoluzione. Trasmettete il messaggio ai rivoluzionari e agli anarchici del mondo intero.

Saluti

Lunga vita alla pace, e non alla guerra

[intervista realizzata via mail in giugno e luglio 2024 dalla CNT-AIT]


Se desiderate sostenere i compagni del *Sudanese Anarchist Gathering*:

  • Informatevi sulla situazione in Sudan (attraverso *Sudfa*, *Sounds of Sudan*, ad esempio) e parlatene con i vostri amici, familiari, colleghi, ecc. Tutti devono sapere cosa sta accadendo in Sudan!
  • Contribuite alla campagna di solidarietà tramite PayPal https://www.paypal.com/paypalme/cntait1 (si prega di selezionare “Inviare denaro a un individuo” per ridurre le commissioni bancarie. Inviate un’e-mail a [contact@cnt-ait.info](mailto:contact@cnt-ait.info) per informarci della vostra donazione, così potremo aggiornarvi sul suo utilizzo) oppure tramite bonifico bancario (contattateci per i dettagli)

Fonte: *The International Workers’ Association – (AIT-IWA)* è una federazione internazionale di sindacati e iniziative anarcosindacaliste.

http://iwa-ait.org


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